Arriva dal 2 al 6 maggio 2012 al Piccolo Eliseo di Roma dopo grande successo in molte città italiane Maratona di New York di Edoardo Erba, interpretato e diretto da Cristian Giammarini e Giorgio Lupano. Lo spettacolo è prodotto da Teatro Stabile delle Marche in collaborazione con Officine Concordia, Comune di San Benedetto del Tronto e Amat.
Una coppia di attori formidabili che si cimentano anche nella loro prima regia: Cristian Giammarini, di origine marchigiana, apprezzato interprete di scuola ronconiana a lungo nella compagnia del Teatro dell’Elfo e Giorgio Lupano attore di teatro già noto al grande pubblico per le numerose partecipazioni televisive e cinematografiche, sono i protagonisti di questo progetto. Il testo è Maratona di New York di Edoardo Erba, fra i più tradotti e rappresentati al mondo, che vinse nel ‘92 il Premio Candoni, con cui Giammarini e Lupano si confrontano nella doppia veste di attori e registi.
"Maratona di New York di Edoardo Erba – dicono Giammarini e Lupano - ci è apparsa da subito come una possibilità per mettere alla prova la nostra capacità di raccontare una storia attraverso il teatro. L’apparente normalità della situazione (due amici che si allenano di notte per andare a correre la maratona) è in realtà il punto di partenza per addentrarci nei risvolti onirici della vicenda. I due personaggi, Mario e Steve, immersi nell’atmosfera rarefatta ma molto fisica della corsa, sostenuti dalla leggerezza e dalla vivacità dei dialoghi, dipanano le loro esistenze scanditi da un tempo che pare non obbedire più alle regole consuete."
Il mondo notturno e deserto, lo spazio senza più riferimenti nel quale i due uomini si muovono, il rapporto con una realtà fatta di oggetti che sembrano non essere mai esistiti, tutto asseconda il tentativo di Mario e Steve di affidarsi ai ricordi e alla memoria come ultima risorsa per rivendicare la propria esistenza. Osservandoli dal di fuori i protagonisti di questa storia sembrano chiedere a chi li guarda di affezionarsi alle loro vite, di fare da testimoni alla fragilità delle loro certezze e di seguirli fino all’ultimo nel loro sognato tentativo di raggiungere la meta che si sono posti. Assecondando le suggestioni dell’autore abbiamo cercato di portare la concretezza e la quotidianità dei dialoghi in un territorio iperreale, allucinato, dove ogni sentimento, ogni pensiero, ogni parola possa vivere la sua vita come se fosse la prima e forse anche l’ultima volta.