mercoledì 2 maggio 2012

La commedia di Orlando


Dal 4 al 20 maggio 
al Teatro Argentina
Isabella Ragonese veste i panni dell’androgino protagonista de
La commedia di Orlando
liberamente tratto da Orlando di Virginia Woolf
regia e drammaturgia di Emanuela Giordano


Giunge a Roma – in scena da venerdì 4 a domenica 20 maggio al Teatro Argentina – lo spettacolo La commedia di Orlando, testo e regia di Emanuela Giordano liberamente tratto da Orlando di Virginia Woolf. Ne è protagonista l’attrice Isabella Ragonese nel ruolo dell’aristocratico Orlando, il giovane che dalla Londra del 1600 viaggia lungo quattro secoli di storia attraverso grandi fallimenti, delusioni e profondi cambiamenti. Tratto dal romanzo del 1929 di Virginia Woolf, lo spettacolo narra la vicenda della nobile ragazza aspirante scrittrice che dopo mille peripezie riuscirà a far pubblicare il suo romanzo, a diventare una scrittrice famosa, a sposarsi ed essere madre orgogliosa di due gemelli. Il suo romanzo racconta il viaggio fantastico del gentiluomo londinese Orlando lungo quattro secoli nel corso del quale si innamora ma viene tradito, si rifugia nella poesia ma scopre di essere un poeta mediocre, si consola nell’amicizia ma viene ripagato con l’inganno. Finchè, annoiata a proseguire con le vicende del suo personaggio maschile, l’autrice decide di sostituirsi a lui e diventare lei stessa la protagonista dell’opera: Orlando continua così il viaggio svegliandosi in un corpo di donna guardando il mondo con sguardo, sensibilità e obiettivi diversi.

Con Isabella Ragonese recitano Sarah Biacchi, nel ruolo di Mrs. Virginia Grimsdith, interlocutrice privilegiata e consigliera di Orlando, Guglielmo Favilla, Andrea Gambuzza, Claudia Gusmano, Fabrizio Odetto, Laura Rovetti. Le scene e i costumi sono di Giovanni Licheri e Alida Cappellini. Musiche originali eseguite dal vivo dalla Bubbez Orchestra. Una produzione Compagnia Enfi Teatro.


Note di regia
Prima di ogni altra considerazione, ricordiamoci che anche nei periodi più tragici l’umanità ha bisogno di sperare. Virginia Woolf è figlia diretta di Shakespeare: unica nel miscelare invenzione, gioco, umorismo e profondità. Grazie a Orlando, Virginia compie un viaggio fantastico, in cui il protagonista, come Ulisse, non si pone limiti al desiderio di sperimentare, agire, conoscere, alla ricerca forse dell’impossibile, ossia di una vita piena ed appagata.
La lettura della commedia è così stratificata che possiamo permetterci di godere del divertimento, del guizzo iridescente senza per questo rinunciare ai tanti sensi che ci vengono suggeriti: il mito dell’immortalità, del ciclo stagionale di morte e rinascita, del ricongiungimento nell’unità originaria del genere maschile e di quello femminile, partecipi di uno stesso enigma esistenziale. 


Orlando, infatti, è l’unico eroe moderno che racchiuda in sé la parte maschile e quella femminile di noi tutti, perché la ricerca della felicità ci riguarda allo stesso modo, e forse proprio una maggiore conoscenza dell’altro può essere la chiave per aprirci di nuovo le porte del “paradiso”. Orlando attraversa quattro secoli di passioni travolgenti e cupe delusioni, tutte legate alla percezione della vita come un’opera, unica, preziosa e irripetibile. E assolve a questa “missione” come nessun altro. È per questo forse che il romanzo della Woolf è tuttora un caposaldo della letteratura, un libro in cui tutti – grandi e piccoli, uomini e donne – possono ritrovare una ragione di emozione, di corrispondenza, di grande divertimento. In questa avventura quasi circense di acrobazie nello spazio e nel tempo, Orlando non si separa mai dalla sua “compagnia”, a cominciare da Mrs Virginia Grimsdith, interlocutrice privilegiata e consigliera, in cui è concentrata molta della sensibilità e della geniale ironia di Virginia Woolf. 
La regia e la scrittura scenica si riflettono nella coscienza matura di Orlando, consapevole della limitatezza del nostro possibile vivere ma non arresa, affascinata da tutto ciò che possiamo scoprire e immaginare ancora, tanto da considerare questa messa in scena una grande, irrinunciabile occasione, un appuntamento esistenziale e, mi auguro, una prova d’artista.
Emanuela Giordano